A cavallo tra la Romagna e la Toscana si estende il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, una delle più belle aree verdi d'Europa

Il faggio(fagus sylvatica) copre gran parte del territorio europeo e essendo una specie storicamente legata allo sviluppo dei suoi popoli, ha assunto nel tempo un valore simbolico e culturale oltre che naturalistico.
Le faggete italiane, grazie ai vari climi della penisola, sembrano essere quelle con maggior biodiversità, anzianità, con esemplari alti fino a 50 metri e che superano i 400-500 anni di età.
Dal 10 luglio 2017 numerose faggete italiane, insieme ad altre sparse per l'Europa, sono state riconosciute dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità.
In particolare quella di Sasso Fratino nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi del Monte Falterona e di Campigna, è compresa in una riserva naturale e integrale di eccezionale valore naturalistico in cui l'antropizzazione è completamente assente e nella quale l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità.
A cavallo tra la Romagna e la Toscana si estende il Parco Nazionale, una delle più belle aree verdi d'Europa: 36.000 ettari di boschi, fiumi, siti archeologici e storici, rocce e cascate, crinali e vallate difficilmente raggiungibili. Abitati da mammiferi, erbivori e carnivori, uccelli e invertebrati.
Su entrambi i versanti è stata la presenza e l'azione degli insediamenti monastici dell'eremo di Camaldoli e della Verna che oltre a conferire un valore storico e spirituale al Parco hanno conservata intatta la secolare selva dei faggi e protetto e diffuso l'abete bianco, specie autoctona di queste montagne. L'abete bianco forma boschi misti con faggi, aceri , carpini e maggiociondoli e i suoi tronchi formano anche fustaie pure di suggestiva bellezza. Fino alla prima metà del 1800 anche i Gran Duca di Toscana hanno contribuito a proteggere la foresta e la sua fauna facendone uno dei loro luoghi di caccia. Ancora oggi nel Parco sono presenti edifici sia residenziali che di servizio costruiti dai Gran Duca.
Ai primi del novecento e nel secondo dopoguerra l'abbandono della montagna ha favorito i rimboschimenti curati con attenzione alla biodiversità dalla Azienda Statale delle Foreste Demaniali.
La quota del Parco varia dai 400 metri ai 1.600 metri del Monte Falco e Falterona con un vario paesaggio naturalistico, coperto per 80 % da bosco, il cui cuore è costituito sul versante romagnolo dalla riserva naturale integrale di Sasso Fratino, la prima istituita in Italia nel 1959 e più volte insignita da un diploma Europeo e da quella del versante nord del Monte Falco.
Completano i vincoli naturalistici la Riserva Naturale Biogenetica di Campigna, la Riserva Naturale Biogenetica di Scodella, quella di Camaldoli e quella di Badia Prataglia. Questi incredibili boschi, dal fascino coinvolgente ospitano cervi, daini, caprioli cinghiali, tassi, martore e scoiattoli , gatto selvatico e anche alcuni branchi di lupi.
Nel cielo, sulle rupi e sugli alberi vivono aquile reali, gufi reali, falco pellegrino, l'astore, picchi rossi e neri e tante altre specie di uccelli.
Oltre a giganteschi esemplari di faggio e abete bianco sui ripidi pendii esposti a nord vivono i più vecchi esemplari di lentissimo accrescimento e la posizione geografica del Parco a transizione tra un clima mediterraneo in Toscana e uno più rigido e umido in Romagna favoriscono questi luoghi come laboratori naturali caratterizzati da grande biodiversità con quasi 1.300 specie vegetali.
Bisogna infine ricordare il ruolo dei numerosissimi funghi nell'evoluzione e nel mantenimento degli importanti processi ecologici e biologici delle foreste.
Infine nel Parco sono state censite circa 80 emergenze tra le quali cavità naturali, sorgenti e affioramenti di interesse paleontologico. Tra queste ricordiamo solo la cascata dell'Acquacheta, che compie un salto di 180 metri ed è citata da Dante Alighiei nella Divina Commedia (inferno, canto XVI). Anche l'Ariosto ricorda nelle sue opere il fascino oscuro, misterioso e pauroso di queste foreste.
Dante Alighieri: Inferno canto XVI
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Come quel fiume c’ha proprio cammino
prima dal Monte Viso ’nver’ levante,
da la sinistra costa d’Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l’Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
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Fonti:
www.parks.it
ambiente.regione.emilia-romagna
it.wikipedia.org
(foto del parco Anna Zacchetti)