novembre 2020
IL CACO
foto


Te ni nosete
kaki no sugata
no horebore akaku.
Sul palmo della mano
rosseggia, rutilante nella sua pienezza,
un cachi.

Santõka
(1882-1940)


L’albero di kaki (Diospyros kaki) è una specie originaria della Cina ma molto diffusa soprattutto in Giappone, dove viene coltivata da secoli su vasta scala. In Giappone il frutto è particolarmente amato e ha assunto una valenza simbolica di vita e di rinnovamento poiché un piccolo albero di Kaki è stato l’unico albero sopravvissuto all’atomica sganciata su Nagasaki, nell’agosto del 1945.

Nel 1994 uno fitopatologo giapponese è riuscito a far nascere da quell’alberello sopravvissuto alcune piante di seconda generazione ed il Museo del bombardamento atomico ha cominciato a distribuirle ai bambini in visita come segno di pace, di speranza e di rinascita.

L’artista Miyajima Tatsuo insieme al biologo Ebinuma Masayuki che era riuscito a far crescere dai semi di quell’albero delle nuove piantine, hanno creato un progetto per piantare in giro per il mondo nuove piantine di kaki ricavate da quell’unico esemplare sopravvissuto alla catastrofe: il progetto Revive Time Kaki Tree Project.
Il nome cachi (kaki) è il suono più simile che nella lingua giapponese si designa l’albero ed il frutto; con questo nome arrivò in Inghilterra e così si diffuse.

Nel linguaggio dei fiori quello del cachi simboleggia l’eloquenza.
Il caco (Diospoyros kaki, cibo degli dei) appartiene alla famiglia delle Ebenaceae, chiamato anche Dispero o più raramente Loto. Il suo nome deriva dal greco ed è costituito da due parole “Diòs” (riferito al dio Giove) e “pyròs” (frumento). Quindi, il cachi viene definito il frumento di Giove, “cibo degli dei”, per merito del suo sapore dolcissimo.

Il caco è un albero che può raggiungere i 10 metri circa d'altezza. È una pianta che viene usata anche per scopi ornamentali, dati i suoi contrasti di colore tra l'estate e l'autunno. Il suo habitat prevede temperature miti, con inverni non troppo rigidi ed estati soleggiate, anche se resiste a temperature al di sotto dello 0. Non è adatta a vivere in ambienti troppo umidi, e teme i ristagni idrici, per questo motivo il terreno di coltura dev'essere ben drenante.

Il kaki è una pianta lenta nello sviluppo, ci vogliono 3-4 anni per avere la fruttificazione, ma da adulto è un albero generoso che arriva a produrre anche 2 o 3 q.li di frutti da un solo esemplare.
E’ stato importato in Europa nel 1796 quando il direttore, inglese, del Giardino Botanico di Calcutta ne porterà alcuni esemplari in Inghilterra.

Si ha notizia che un cachi fu piantato, nel 1870, nel Giardino Botanico di Boboli a Firenze. Qualche anno più tardi (1879) ne furono piantati diversi nell’Orto Botanico di Villa Giulia a Palermo, dove ancora oggi sopravvivono.
Essendo un alimento molto energetico sia in pianura che in collina le famiglie contadine, ne piantavano sempre almeno un albero nei pressi dell’abitazione.

Nell'immediato dopoguerra le qualità dei suoi frutti sono state riconosciute anche nelle città, facendo così diffondere la coltivazione. Infatti dal Piemonte all’Emilia e Veneto, fino alle pendici delle Alpi e degli Appennini, questo albero cresce senza difficoltà. La sua adattabilità è sorprendente, perché così come sembra amare il freddo autunno del Nord, lo troviamo anche nel Napoletano e a Sorrento, dove negli anni ’20 del secolo scorso entrava in produzione agricola. Ancora oggi molti dei kaki che troviamo in vendita provengono dalle campagne di Caserta e di Salerno, o dalle pendici del Vesuvio: dalla Campania arriva oltre la metà dei kaki commercializzati, e il resto viene dalla Romagna, ma anche in Sicilia troviamo zone di produzione, con distribuzione prevalentemente locale: nel paese di Misilmeri ogni anno si tiene anche una sagra dedicata a questo frutto. Qui la produzione, un tempo vocata al kaki classico, ora si sta orientando verso le nuove varietà che sembrano incontrare interesse nei consumatori e che sono più facili da gestire, perché meno delicate.

Attualmente, i Paesi con la maggiore produzione di kaki sono Francia, Italia, Spagna e Cipro.
foto
Foto di bokbooin90 da Pixabay

Al momento della raccolta che è tra metà ottobre e i primi di novembre, quando i frutti hanno un colore giallo-arancione e la polpa ancora dura, i cachi non sono ancora pronti da mangiare, in quanto essendo ricchi di tannini hanno un gusto molto aspro. La maturazione avviene a frutto già colto, il colore cambia diventando arancione intenso: infatti per diventare gradevole al palato deve passare ad un periodo di maturazione detto di “ammezzimento”, durante il quale i frutti vengono sistemati in contenitori alternati con cassette di mele le quali, durante il periodo della maturazione, sprigionano due gas, l’acetilene e l’etilene, che ne accelerano la maturazione.
Vanno tenuti in un luogo fresco e asciutto in una cassetta ricoperta con un cartone.


Fonti:
www.giardinaggio.net/frutti/piante-da-frutto
passioneinverde.edagricole.it
www.unadonna.it/benessere/dieta/il-caco-le-proprieta-del-frutto-degli-dei
www.rossellamarangoni.it

Anna Zacchetti

 
stampa articolo
Politica dei Cookie       -       Design & Animation: Filippo Vezzali - HTML & DB programming: Alain Franzoni