ZINO PENSIERO - PASOLINI, ECO E LA QUOTIDIANA MANIPOLAZIONE TELEVISIVA
Una volta in TV esistevano le Tribune politiche: un leader politico al tavolo con il conduttore e nell’emiciclo un gruppo di giornalisti, ai quali spettava il compito di porre delle domande.

Tutto era rigorosamente previsto: il tempo della domanda, quello della risposta, la replica del giornalista, a cui seguiva quella del leader.

Uno dei più frequenti moderatori degli incontri era il giornalista televisivo Jader Jacobelli, perfettamente ingessato nel fisico e nel ruolo che svolgeva con estrema perizia e con imparzialità.

Non erano previste interruzioni o, meglio, il moderatore subito interveniva per sedare ogni occasione di sovrapposizione di voci.

Nelle trasmissioni analoghe che sono trasmesse ai nostri giorni avviene esattamente il contrario: le interruzioni e le sovrapposizioni di voci sono la regola generale.

Lo spettatore non riesce a capire nulla, specialmente nel caso in cui uno degli interlocutori non smette di ripetere all’infinito lo stesso concetto, riuscendo in linea di massima ad impedire al suo interlocutore la esposizione ragionata delle sue argomentazioni.

Inutile aggiungere che non esiste più un moderatore paragonabile all’ingessato Jader Jacobelli in grado di intervenire con autorevolezza per imprimere al confronto un minimo di chiarezza.

Se osserviamo i dibattiti di oggi, non è lontana dal vero la conclusione che tra il presunto moderatore e alcuni interlocutori amici e sostenitori esista un patto tacito: lo scopo del confronto tra vari esponenti non è la informazione, ma, al contrario, l’impostura di fare credere che tutte le discussioni politiche non servono a niente, che non esistono valori, che nessuno è credibile: insomma una mistificazione della politica, un degrado della dialettica democratica, la veicolazione dell’idea che non serve parlare di argomenti seri.

Lo spettatore dotato di spirito critico e di un minimo di formazione culturale cancella per sempre quelle emittenti televisive dal suo carnet.

Ma, la maggior parte degli spettatori, che non possiedono capacità di discernimento, accettano quegli squallidi spettacoli, conditi da turpiloquio e da esibizioni di violenza verbale, minacce, gesti di derisione immediatamente inquadrati dalla telecamera amica.

La TV con questa tipologia di trasmissione dovrebbe informare e educare alla partecipazione dei cittadini, potenziali elettori; in realtà i fini sono del tutto opposti: circonvenzione di utente televisivo credulone.

Se a questa deleteria forma di comunicazione politica si aggiungono tante altre trasmissioni che più che alla mente si rivolgono alla pancia degli spettatori, appare evidente che si tratta di una vera e propria operazione culturale di sollecitazione dei bassi istinti e delle reazioni emotive.

Il sentire comune diventa perverso, demagogico; in questo modo, si modifica il riferimento alla realtà e si dà per scontato che la TV sia autorevole e dogmatica come un sacerdote laico.

Come al solito, Umberto Eco ha sintetizzato in tempi non sospetti i termini del problema con una frase semplice, ma di straordinaria acutezza: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.

È l’invasione degli imbecilli». Alla osservazione di Eco bisogna aggiungere che la presenza di protagonisti televisivi non è casuale, ma attentamente misurata, organizzata e regolarmente retribuita.

Appare chiaro allora che si tratta di continua messinscena che ha lo scopo di influenzare gli utenti. Viviamo una pericolosa stagione di influencer, che imperversano sui social e sulle TV senza alcun controllo di attendibilità riguardo a quello che sostengono: l’impostura è il segno dei tempi.

E poi, considerato che le discussioni politiche non si svolgono più nei centri di partito, la TV e i social sono diventati strumenti privilegiati di influenze e di mistificazioni.

Anzi la rapidità e la pervasività di questi mezzi raggiunge un numero elevato di utenti.

“Per mezzo della Televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture regionali.

Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza.” (Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, p. 42).

Una condotta mistificatoria da parte della TV si traduce poi, alla fine, in consenso elettorale per quegli esponenti politici, che sostengono direttamente o indirettamente le stesse TV.



Apparso anche Su La Sicilia del 5 marzo e su facebook.
Zino Pecoraro